No alla guerra di Obama.

Obama, martedì 2 dicembre, ha chiesto 30.000 truppe e 30 miliardi di dollari per continuare il genocidio in Afghanistan.
L’uomo, che aveva suscitato tante speranze e che sembrava l’incarnazione dell’“I have a dream” di M. L. King, ha finalmente rivelato il suo vero volto. Anche lui è un degno servo del Big Business targato USA, altro che pacifista.
L’uomo che doveva riportare le truppe a casa, questa volta ha fatto piangere di rabbia e delusione i suoi sostenitori e tutti coloro che si battono contro questa guerra criminale. Una guerra che dura da troppo tempo e che rischia di trasformarsi, non solo in un nuovo Vietnam, ma soprattutto rischia di diventare una guerra “dimenticata” a cui l’umanità finirà per assuefarsi, e contro la quale non si leveranno più voci di protesta.
Infatti, le analogie con il Vietnam riguardano solo la durata del conflitto, perché il mondo questa volta ha preferito chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie.
I movimenti di protesta sono talmente pochi che nemmeno la cronaca militante si degna di registrarli. Le bandiere arcobaleno sono state ammainate sui corpi mutilati e macellati dei morti civili afghani, troppo lontani da noi per suscitare pietà, orrore e rivolta.
Una guerra che non protegge nessuno, fa migliaia di vittime e divora risorse enormi.
Obama, nonostante i servizi segreti americani riportino che attualmente in Afghanistan vi siano meno di un centinaio di attivisti di al Qaeda, vuole spendere una cifra enorme per proteggere il governo corrotto e illegittimo di Karzai. Pur sapendo che inviando più truppe servirà solo ad aumentare il rancore e la rivolta contro i militari occupanti e a spingere gli afghani ad arruolarsi tra i talebani.
Centomila uomini per stanare meno di cento guerriglieri di al Qaeda. E’ semplicemente folle e stupido.
Per non dire del costo abnorme, in un periodo di grave crisi economica. Proviamo ad immaginare cosa si potrebbe fare con 30 miliardi di dollari, quante scuole, quanti ospedali, quante strade, case si potrebbero costruire in quel paese martoriato.
Invece la nazione che non vuole trovare i soldi per garantire l’assistenza sanitaria ai suoi cittadini poveri, non esita a sborsarli per uccidere in nome della democrazia. Osceno! E non esita a chiederli ai suoi alleati, che rispondono con entusiasmo e si dicono subito pronti ad obbedire.
Berlusconi, con l’appoggio del PD risponde 'signorsì' e promette di mandare al fronte mille soldati in più.
Il costo della partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan, che negli anni passati era sui 300 milioni di euro l'anno, ha già superato il mezzo miliardo. Il governo che usa la scure per tagliare la spesa sociale, come la soppressione, prevista nell'ultima finanziaria, dei fondi pubblici per la fornitura gratuita dei libri di testo agli alunni meno abbienti della scuola dell'obbligo, non si fa scrupolo di trovarli per farsi bello con il padrone americano.
Il buffone di corte coi suoi aiutanti, La Russa e Frattini e con il consenso di quelli che gli dovrebbero fare l’opposizione, aiuterà L’America imperialista a continuare l’escalation del genocidio per difendere gli interessi
delle multinazionali.
Ciò che eufemisticamente chiamano “guerra al terrorismo”, “missione di pace”, in realtà è la solita , vecchia difesa degli interessi delle classi dominanti, che non sono certo né umanitarie né filantrope.
Il loro scopo storico è quello di rapinare, asservire, alienare, dominare con tutti i mezzi.
Se non si capisce questo, e non si lotta per abbattere il sistema capitalista, prima o poi ci si risveglia per scoprire di vivere in un incubo. Come è successo a migliaia di americani della classe media, che hanno perso tutto quello che il sistema gli offriva per tenerli buoni, convinti di abitare nel migliore dei mondi possibili ed ora si trovano a vivere nelle tende o sotto i ponti.
Hanno imparato in fretta e amaramente.
Obama sta portando avanti il progetto del “New American Century”. Nessuna differenza coi suoi predecessori. La sua amministrazione dice di volere la pace e intanto continua la guerra.
Come ci ha insegnato Clausewitz: “La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”. E la guerra in Afghanistan , in Iraq non è altro che la continuazione della politica interna.
I nostri governi non fanno altro che ripeterci come un mantra che: “La guerra è pace e la libertà è schiavitù”, di orwelliana memoria.
Eppure i disastri provocati da questo genocidio sono sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vederli. Le condizioni di vita degli afghani sono notevolmente peggiorate, un tuffo nel medioevo; le donne afghane sono ridotte in schiavitù, i bambini muoiono o restano mutilati per le bombe disseminate dai guerrieri umanitari; i talebani si sono ripresi il controllo di interi territori, finanziati dagli stessi eserciti che dovrebbero combatterli; il traffico di eroina prospera come non mai (una dose sul mercato italiano costa appena 10 euro).
Eppure, l’umanità continua a farsi ingannare da governanti senza scrupoli, servi del capitale a cui sacrificano la vita e i sogni di coloro che li hanno eletti, “democraticamente”, certo.
Anche la parola democrazia, che per tanti popoli rappresenta un sogno di libertà, ha ormai assunto un suono osceno in questa società massificata e globalizzata che tritura tutto e il contrario di tutto facendone una poltiglia inguardabile.
Ma l’umanità che non si ribella , non nega il consenso alle classi dirigenti, finisce con l’essere complice dei crimini, perde la sua innocenza.
Dire BASTA al genocidio in Afghanistan e a tutte le guerre che si combattono nel mondo, vuol dire riconquistare una parte di innocenza. Costringere i governi a smetterla di aggredirsi l’un l’altro, in nome degli interessi di pochi camuffati da alti ideali, dovrebbe essere il compito primario di ciascuno di noi. Invitare i soldati a spogliarsi dalle divise o a rivolgere le armi contro chi gli ordina di usarli contro altri poveracci come loro, una missione, questa sì, umanitaria.
Facciamo sentire forte la nostra voce ed uniamoci a tutti coloro che dicono NO ad Obama e a tutti i finti pacifisti come lui.
Andate via dall’Afghanistan e lasciate libero il popolo di decidere della sua sorte. Siamo stanchi delle vostre menzogne, siamo stanchi di seppellire morti, siamo stanchi di voi.

Individualità anarchica siciliana di genere